Cenni storici su


Da una Enciclopedia fine '800 si legge:

"COLLALTO - Comune nella prov. di Perugia (Umbria), circond. di Rieti, mand. di Orvinio.
Ha una superficie di 2086 ettari.
La sua popolazione nel 1858 era di 1287 abitanti. Secondo l'ultimo censimento (1862) contava abitanti 1506 (maschi 849 e femmine 657), e quindi 72.19 per chilom. quadr.
La sua guardia nazionale consta di una compagnia con 113 militi attivi e 77 di riserva: totale 190 militi. La mobilizzabile è di 39 militi. Gli elettori politici sono inscritti nelle liste elettorali del collegio di Poggio Mirteto; nel 1863 erano 3; ora (1866) sono 15.

L'ufficio postale è ad Orvinio, dove un apposito corriere stipendiato dal comune ritira le corrispondenze tre volte alla settimana.
E' posto alla distanza di 65 chilometri a greco da Roma, di 51 a scirocco da Rieti e di 10 a levante da Orvinio.
La baronia di Collalto, comprendeva sei paesi, cioè: S. Lorenzo, Ricetto, Nespolo, Collegiove, Paganico e Marcetelli. In Collalto risiedeva il tribunale e la forza di polizia, oltre la guarnigione della fortezza, che era fornita di 36 pezzi di cannoni, la quale venne disarmata dalla truppa francese nel 1799".

Collalto è stato per secoli una terra di confine, testimone passivo e quasi mai coinvolto, di avvenimenti storici fin dai tempi più antichi: distruzione di Carseoli, dominazione dei Longobardi e dei Franchi, scorrerie dei Saraceni che, molto probabilmente, provocarono la nascita del borgo intorno ad una torre di difesa o di avvistamento.
Pur non facendone parte, fu confine del Regno dei Normanni, assistette al passaggio di Federico II che, nel dirigersi al nord per riconquistare parte del Sacro Romano Impero ribelle e soprattutto per vendicare la sconfitta del Barbarossa, suo nonno, con la cattura del Carroccio, volle visitare Rieti, ove si erano sposati i suoi genitori.
Vide la guerra tra Carlo d'Angiò e Corradino di Svevia, non appartenne mai completamente al Papato o all'Imperatore, anzi ebbe una certa autonomia tanto da poter battere moneta.
La storia scritta del Castello comincia nel 1350. Tra i primi documenti pervenutici, una attestazione certa di una Baronia di Collalto nel 1440. Appartennero alla baronia molte località finitime sia della Valle del Turano che della Valle del Salto.
Primi Signori di Collalto furono certi Pandolfo e Rainaldo, poi Oddone e Ludovico. Quindi i Mareri, grandi incastellatori medioevali.
Nella prima metà del 1500 appartenne ai Savelli, nobili romani. Nel 1564 Cristoforo Savelli, perseguitato dai creditori, vendette il castello al suocero Roberto Strozzi, figlio di Piero, famoso banchiere fiorentino, che fu esponente di primo piano nell'opposizione al regime tirannico dei Medici. Roberto Strozzi fu il primo restauratore del castello ma venne a morte e il castello fu venduto ad un altro nobile fiorentino: Alfonso Soderini.
I Soderini possedettero il castello per due generazioni; ristrutturarono la fortezza, adeguandola alle esigenze del tempo che consistevano nella supremazia della bocca da fuoco nelle guerre. La fortezza di Collalto divenne una imprendibile rocca capace di contrastare attacchi nemici, con un volume di fuoco eccezionale per quell'epoca.
I Soderini abbellirono anche la parte abitativa in occasione di un matrimonio di uno di loro con una dama della nobile famiglia Mattei. Lo testimonia lo stemma "partito" con le armi delle famiglie Soderini e Mattei, posto sulla porta d'ingresso al salone e sull'altare della chiesetta di Santa Maria ove avvenne la cerimonia religiosa dello sposalizio.
Ma anche i Soderini furono sopraffatti da debiti e nel 1641 il castello fu messo all'asta. Vinse la competizione, con il principe Borghese, il Cardinale Francesco Barberini, nipote del Papa regnante Urbano VIII. Si aggiudicò l'asta per 102.000 scudi "non come proprietà ecclesiastica ma come privata persona". Nell'atto di vendita sono indicati complessivamente la natura e l'estensione dei diritti baronali: essi consistevano, oltre che nel possesso del territorio, degli insediamenti, dei titoli, anche in estesi poteri giurisdizionali e diritti signorili in genere. Non si fa menzione del "jus primae noctis".
Il Castello fu completamente restaurato e abbellito. Secondo quanto ha lasciato scritto un frate del tuttora esistente Convento di S. Francesco, le stanze del castello erano rivestite di preziosissimi marmi; il salone aveva il soffitto ornato con api d'oro e il pavimento era ricoperto da un mosaico raffigurante l'incendio di Troia, asportato, all'uso Barberini, dalla diruta Carseoli. Le pareti erano impreziosite da arazzi della manifattura Barberini e da armature e armi riccamente istoriate.
Tutto ciò fu derubato e inviato in Francia da una compagnia di genieri napoleonici di stanza a Collalto negli anni 1798-99.
Il castello, dopo la sconfitta di Napoleone, tornò ai Barberini ma era ormai un rudere. I Barberini nel 1858 se ne disfecero.
Subentrò, quale proprietario, il conte Corvin-Prendowski, discendente, per ramo polacco, del Re d'Ungheria Mattia Corvino, amico dei Medici e di nascita transilvano. Lo stemma del conte Prendowski è uguale a quello del Re transilvano: un corvo stringente nel becco un anello d'oro.
Corvin-Prendowski restaurò il castello mal ridotto dai francesi, dandogli un aspetto vagamente fiabesco.
Nel febbraio del 1861 il castello e l'abitato di Collalto subirono un cruento assalto da parte di una banda brigantesca formata da soldataglia borbonica, reparti pontifici e delinquenti comuni alla guida del famoso brigante Chiavone. Tale spedizione era stata decisa da nobili borbonici e pontifici che non accettavano l'esito del plebiscito del novembre 1860 che sanciva l'annessione della Sabina al nascente Regno d'Italia.
I briganti uccisero i guardiani del Castello e il corpo del loro figlioletto fu portato in giro per il paese, infilzato su baionette, tra l'orrore e lo sdegno dei collaltesi.
Alla morte del conte Prendowski, che aveva sposato una marchesa Cavalletti, il castello passò in eredità al fratello della marchesa, Giuseppe Cavalletti il quale, non avendo eredi diretti, alla soglia della vecchiaia stipulò un vitalizio, in cambio della proprietà del castello, con il Capitano dei Carabinieri Ottavio Giorgi, applaudito cavaliere di concorsi ippici. Il Capitano Giorgi aveva sposato una ricca ereditiera americana, Claire Monfort, dalla quale ebbe due figli: Diana e Piero.
I Giorgi-Monfort restaurarono il castello, apportandovi piccole modifiche.
Nel periodo antecedente la seconda guerra mondiale furono ospiti nel castello personalità del mondo politico e artistico: fra gli altri il Principe Umberto di Savoia, il trasvolatore del polo nord Gen. Nobile, l'attore Ettore Petrolini, il pittore danese Andersen.
Alla morte di Piero Giorgi-Monfort nel 1988, il castello è stato acquistato dalla Società "Quattrostelle", dell'Ing. Massimo Rinaldi, figlio di una Latini, antica e nobile famiglia di Collalto.
L'Ing. Rinaldi ha voluto un radicale restauro statico e architettonico del castello ed ha posto particolare cura nel riportarlo, con l'aiuto di decorazioni, quadri e mobili antichi, all'epoca del suo massimo splendore.


 


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Ultima modifica: 28/04/2004